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Come cambia l’assegno sociale nel 2023?

Come cambia l'assegno sociale nel 2023

Come cambia l’assegno sociale nel 2023?

L’assegno sociale, che dal 1° gennaio 1996 ha sostituito la pensione sociale, è una prestazione assistenziale prevista per tutti coloro che non hanno mai lavorato nel corso della vita e, di conseguenza, non hanno mai versato contributi previdenziali

Per questi soggetti è previsto dunque un trattamento minimo a tutela parziale delle esigenze in età avanzata, dal momento che spetta a partire dai 67 anni di età.

In questo articolo vedremo nel dettaglio quali sono i requisiti per ottenere l’assegno sociale INPS e quali sono i nuovi importi dell’assegno sociale 2023, sia per quanto riguarda la cifra riconosciuta, sia per il tetto massimo di reddito entro il quale spetta l’assegno. 

Vedremo, poi, che l’assegno sociale funge anche da parametro per alcune prestazioni previdenziali, tra le quali anche il riconoscimento della pensione integrativa sotto forma di capitale al 100% per i soggetti aderenti a un fondo pensione.

Assegno sociale: aumento 2023

L’Assegno sociale, o pensione sociale (che era la sua vecchia denominazione), è una prestazione assistenziale riservata a coloro che non hanno mai lavorato oppure non hanno diritto alla pensione derivante da contributi

Può essere richiesto da soggetti che risiedono in Italia, in particolare cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo.

Per fare domanda occorre possedere i seguenti requisiti:

  • età anagrafica pari ad almeno 67 anni;
  • residenza in via continuativa nel territorio italiano per almeno 10 anni;
  • reddito inferiore a 6.542,51 per le persone sole, che sale a 13.085,02 per le persone coniugate (si tratta di tetti fissati annualmente e, in questo caso, validi per il 2023).

Per quest’anno, l’importo dell’assegno sociale è stato fissato con la circolare INPS n. 135/2022 e innalzato a 6.542,51 euro annui, che corrispondono a 13 mensilità da 503,27 euro l’una.

Per il 2023, dunque, sono stati aumentati sia i requisiti reddituali entro i quali si può accedere a questa prestazione, sia l’importo della prestazione stessa, che passa dai 469,03 euro mensili del 2022 ai 503,27 del 2023.

Leggi anche il nostro approfondimento Pensioni 2023: tutte le principali novità

Assegno sociale e prestazioni previdenziali e assistenziali

L’assegno sociale, oltre a essere una prestazione assistenziale di base per chi non ha mai lavorato o versato contributi lavorativi, è anche un parametro utile a stabilire l’accesso o meno ad altre prestazioni pubbliche e private. In particolare:

1. Pensione a 64 anni

La pensione anticipata contributiva è una forma di flessibilità in uscita introdotta dalla legge Dini del 1995, per la quale occorre rispettare tre requisiti contemporaneamente:

  • almeno 64 anni di età anagrafica;
  • almeno 20 anni di contributi, tutti versati con il sistema contributivo;
  • l’importo della pensione, determinato con il sistema contributivo, deve essere pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale INPS.

Dunque, per il 2023 si può accedere a questa pensione anticipata soltanto se la pensione determinata per il soggetto interessato è pari o superiore a € 1.409,16 mensili. Se l’importo è inferiore, non è possibile accedere al beneficio del pensionamento anticipato.

2. Pensione minima

La pensione minima non va confusa con l’assegno sociale, perché spetta a chi ha lavorato e versato dei contributi. Tuttavia, chi ha iniziato a lavorare a partire dal 1° gennaio 1996, e dunque vede la propria pensione determinata con il solo sistema contributivo, ha un vincolo in più per accedere alla pensione minima, oltre ai 67 anni di età e agli almeno 20 anni di contributi.

Per aver accesso alla pensione minima, infatti, l’assegno deve essere almeno pari o superiore a 1,5 volte l’assegno sociale, dunque a € 754,91 euro mensili per il 2023. 

Pensione integrativa: quando si può ottenere il capitale al 100%

L’assegno sociale ha un importante punto di contatto anche con la previdenza complementare e, di conseguenza, con i fondi pensione come Telemaco. In particolare, si collega alla forma che può prendere la pensione integrativa, cioè la rendita o il capitale accumulato in un’unica soluzione

Ma andiamo per gradi.

Raggiunti i requisiti per il pensionamento, chi ha aderito a un fondo pensione ha la possibilità di scegliere fra tre tipologie di prestazione:

  • rendita per il 100%;
  • rendita (minimo 50%) e capitale (massimo 50%);
  • capitale 100%.

L’erogazione sotto forma di capitale al 100%, tuttavia, può essere richiesta soltanto se la posizione individuale maturata si attesta al di sotto di un valore limite, che viene aggiornato ogni anno e dipende dall’età dell’aderente, dal suo genere e dall’assegno sociale dell’INPS.

Soffermiamoci su quest’ultimo punto, ovvero il valore limite. Età e genere incidono nella sua determinazione perché si prendono in considerazione la speranza di vita dopo il pensionamento (le donne mediamente vivono più degli uomini) e, di conseguenza, la stima della durata del periodo in cui si percepirà la rendita, dal pensionamento fino al decesso.

L’ultimo parametro è invece l’assegno sociale. In particolare, si può chiedere il 100% di capitale solo se la rendita derivante dalla conversione di almeno il 70% del montante finale sia inferiore al 50% dell’assegno sociale, che come abbiamo visto nel 2023 è pari a 503,27 euro mensili (dunque l’importo di riferimento è pari a 251,63 euro).

Vediamo il conteggio, passo per passo:

  • si determina il 70% del montante accumulato negli anni di adesione, comprensivo dei rendimenti e al netto di imposte e costi;
  • si converte il 70% del montante in rendita mensile;
  • se il dato mensile così ottenuto risulta essere inferiore a 251,63 euro (la metà dell’assegno sociale stabilito per il 2023), allora sussiste la condizione per riscuotere l’intera prestazione sotto forma di capitale.

L’assegno sociale costituisce dunque il parametro per stabilire l’esiguità della rendita da pensione integrativa e l’opportunità per l’aderente di ottenere tutto quanto accumulato in un’unica soluzione e non in forma dilazionata nel tempo.

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