L’imposta di bollo si applica al fondo pensione? Facciamo chiarezza
Un uomo che lavora al computer con un'espressione concentrata, riflettendo sulla questione dell'imposta di bollo sul fondo pensione

L’imposta di bollo si applica al fondo pensione? Facciamo chiarezza

L’imposta di bollo è una tassa specifica che colpisce i documenti e gli atti ufficiali, a differenza di imposte più comuni come l’IRPEF o l’IVA, che si applicano a redditi o acquisti. Si può pensare all’imposta di bollo come a una sorta di “pedaggio” necessario per conferire valore legale a determinati documenti.

In questo articolo vedremo in dettaglio in cosa consiste, chi deve pagarla e in quali occasioni. Successivamente, analizzeremo la sua applicazione agli investimenti e, in particolare, ai documenti che li riguardano, per rispondere alla domanda circa la sua applicazione ai fondi pensione.

Cos’è l’imposta di bollo?

L’imposta di bollo è una tassa che affonda le sue radici nella necessità dello Stato di controllare e certificare determinati atti. Il suo funzionamento è regolamentato dal D.P.R. 642/1972, che stabilisce quali documenti ne sono soggetti e quali invece ne sono esenti.

Il meccanismo è piuttosto semplice e si articola in due casi principali:

  • atti soggetti a bollo fin dall’origine: alcuni documenti devono avere il bollo fin dal momento della loro creazione. Ad esempio, gli atti notarili per l’acquisto di una casa o la costituzione di una società. In questi casi, la tassa viene pagata immediatamente, al momento della redazione del documento;
  • atti soggetti a bollo in caso d’uso: altri documenti, che normalmente non richiedono il bollo, ne hanno bisogno solo quando vengono presentati a un ufficio pubblico per essere registrati o per ottenere un servizio specifico, come la registrazione di un contratto di locazione. Il bollo, in questo senso, funziona come un “biglietto d’ingresso” per accedere a determinati servizi della pubblica amministrazione.

Naturalmente, non tutti i documenti sono soggetti a questa tassa. La legge prevede una serie di esenzioni per facilitare l’accesso ai servizi pubblici o per motivi sociali. Tuttavia, la regola generale è che se un documento non è espressamente esente, deve essere bollato nel momento in cui viene utilizzato presso un ufficio pubblico.

Chi deve pagare questa tassa? 

Dipende dalle circostanze. Può essere chi redige il documento, chi lo riceve, o chi ne fa uso per le proprie pratiche. L’importo da versare può essere fisso, come una cifra stabilita a priori, oppure proporzionale al valore del documento stesso.

Negli ultimi anni, il sistema di pagamento si è modernizzato. Le vecchie marche da bollo cartacee, che si acquistavano solo in tabaccheria, sono state in gran parte sostituite dai contrassegni telematici acquistabili da commercialisti e altri intermediari autorizzati, oppure si può pagare direttamente con bonifico attraverso il modello F24, lo stesso usato per altre imposte.

Un aspetto interessante dell’imposta di bollo è il “principio di alternatività”: se su un servizio o un bene si è già pagata l’IVA, non è necessario aggiungere anche l’imposta di bollo. Questa regola serve a evitare una doppia tassazione sulla stessa operazione.

Il bollo sui prodotti finanziari 

Negli ultimi anni, l’ambito di applicazione dell’imposta di bollo si è esteso al settore dei prodotti finanziari. Questa novità, introdotta con il D.L. 98/2011, ha portato il bollo anche nel mondo degli investimenti.

In pratica, se un investitore possiede azioni, obbligazioni, fondi comuni o polizze, la banca o la società che gestisce il suo denaro è tenuta a inviare periodicamente delle comunicazioni, come estratti conto e rendiconti. È su queste comunicazioni che si applica l’imposta di bollo.

Come funziona

In genere, l’aliquota è dello 0,2% annuo, che corrisponde a 2 euro per ogni 1.000 euro investiti. Può sembrare poco, ma su investimenti consistenti l’importo diventa significativo.

Il calcolo viene effettuato sul valore di mercato degli investimenti al momento della rilevazione. Se non è possibile stabilire un valore di mercato, si fa riferimento al valore nominale o di rimborso del titolo.

È importante sottolineare che questa tassa non si applica sui rendimenti, ma è dovuta semplicemente per il possesso degli investimenti.

Si paga il bollo sui fondi pensione?

La risposta è semplice e molto chiara: il fondo pensione è esente dall’imposta di bollo.

Questa esclusione non è casuale, ma è stata stabilita appositamente dalla normativa italiana per incentivare i cittadini a investire nel proprio futuro pensionistico attraverso la previdenza complementare. Lo Stato italiano, infatti, vuole promuovere questa forma di risparmio a lungo termine, considerandola un modo efficace per creare una pensione integrativa a quella pubblica.

L’esenzione dall’imposta di bollo è una scelta mirata a favorire chi decide di aderire a un fondo pensione come strumento di accumulo previdenziale, rendendolo più conveniente rispetto ad altri tipi di investimenti, e si aggiunge agli altri vantaggi riservati alla previdenza complementare. Mentre i prodotti finanziari tradizionali sono soggetti a imposte che gravano sulla loro gestione, infatti, il fondo pensione gode di un trattamento fiscale speciale.

Questa è una delle tante agevolazioni che lo Stato concede per favorire una cultura della previdenza integrativa, particolarmente importante in un Paese come l’Italia, che si trova ad affrontare sfide demografiche significative legate all’invecchiamento della popolazione.

È quindi fondamentale sapere che, aderendo a un fondo pensione, l’iscritto non dovrà pagare l’imposta di bollo, a differenza di chi possiede, ad esempio, un deposito titoli o quote di fondi comuni.

Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari – prima dell’adesione leggere la Parte I ‘Le informazioni chiave per l’aderente’ e l’Appendice ‘Informativa sulla sostenibilità’, della Nota informativa.

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