Gestire attivamente e consapevolmente la propria presenza in Fondo Telemaco è fondamentale per ottimizzare tutti i benefici riconosciuti agli aderenti, a partire dal trattamento fiscale vantaggioso riguardante i contributi e i rendimenti.
In questo articolo ci concentreremo in particolare su due aspetti cruciali:
- la fiscalità del cambio comparto (o switch), scoprendo che si tratta di un’operazione fiscalmente neutrale;
- le tempistiche e i criteri della tassazione dei rendimenti in particolare e, più in generale, del montante accumulato nel Fondo.
La fiscalità neutrale del cambio comparto
La risposta alla domanda “Se cambio comparto, devo pagare delle tasse sui rendimenti maturati?” è chiara: no! Si tratta, infatti, di una “operazione neutrale” dal punto di vista fiscale. Ma cosa vuol dire?
Quando un aderente di Telemaco decide di cambiare comparto di investimento, non sta effettuando un prelievo. Sta semplicemente spostando il capitale accumulato da un “cassetto” a un altro, ma all’interno dello stesso Fondo.
Allo stesso modo, i rendimenti che sono stati maturati nel comparto di partenza non vengono liquidati all’aderente. Essi rimangono all’interno della posizione individuale, pronti per essere reinvestiti nel nuovo comparto, sfruttando la capitalizzazione individuale e il meccanismo dell’interesse composto.
Poiché il cambio comparto non comporta un’erogazione di denaro a favore dell’aderente, dunque, non si verifica il presupposto per l’applicazione immediata delle imposte e non si paga alcuna imposta su quanto maturato fino a quel momento.
La tassazione dei rendimenti: quando e quanto si paga veramente?
È fondamentale, ora, comprendere quando e come vengono tassati i rendimenti all’interno del Fondo.
1. Tassazione annuale dei rendimenti
Ogni anno, a fine dicembre, il fondo pensione è obbligato a versare un’imposta sui rendimenti che la gestione ha generato nei 12 mesi precedenti.
La normativa prevede l’applicazione di aliquote agevolate pari al:
- 12,5% sui rendimenti derivanti dall’investimento in Titoli di Stato italiani o equiparati;
- 20% sui rendimenti derivanti da tutti gli altri investimenti.
Queste aliquote sono nettamente inferiori al 26% che si applica sui rendimenti della maggior parte degli altri strumenti finanziari (come azioni, obbligazioni e conti deposito) e rappresentano il primo grande vantaggio fiscale della previdenza complementare.
2. Tassazione della prestazione finale
Il secondo livello di agevolazione scatta quando l’aderente riceve la prestazione finale (sotto forma di capitale e/o rendita pensionistica).
In questo caso, l’imposta viene applicata solo sulla parte della prestazione derivante dai contributi versati: vengono esclusi quindi i rendimenti, che sono già stati tassati annualmente. L’aliquota è poi agevolata: si parte da un massimo del 15%, che si riduce dello 0,30% per ogni anno di partecipazione alla previdenza complementare eccedente il quindicesimo, fino a raggiungere un minimo del 9%.
Anche questa tassazione è di gran lunga inferiore a quella a cui è sottoposto il TFR lasciato in azienda (a cui si applica un’aliquota minima pari al 23%).
Per approfondire l’argomento, consigliamo la lettura del nostro articolo Come funziona la tassazione dei fondi pensione.
Conclusione
I fondi pensione godono di un regime fiscale privilegiato rispetto ad altre forme di gestione del risparmio, sia per quanto riguarda i rendimenti che per quanto riguarda le prestazioni erogate agli aderenti.
Il cambio di comparto, invece, si configura come uno strumento di gestione del tutto gratuito, sia dal punto di vista dei costi amministrativi sia da quello delle imposte.
Per prendere decisioni informate sulla propria posizione previdenziale e sull’eventuale cambio di comparto, consigliamo di consultare regolarmente:
- La propria Area Riservata
- Il Prospetto delle prestazioni pensionistiche – Fase di accumulo trasmesso annualmente dal Fondo