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Riscatto laurea e buchi contributivi: come funziona

Riscatto laurea e buchi contributivi come funziona

Riscatto laurea e buchi contributivi: come funziona

Il riscatto della laurea è il riconoscimento (oneroso) ai fini pensionistici degli anni spesi per gli studi, che consente di integrare i contributi versati e di accrescere la cosiddetta anzianità contributiva.

In questo articolo vedremo cos’è il riscatto della laurea e per quali periodi di studio è previsto. Scopriremo, inoltre, come si determina l’importo del riscatto (che può variare a seconda che gli studi ricadano nei periodi ai quali si applica il sistema retributivo o quello contributivo), per poi analizzare l’opportunità del riscatto agevolato

Vedremo, poi, come fare domanda per il versamento di questi contributi previdenziali aggiuntivi e quali sono i termini previsti.

Analizzeremo, ancora, le previsioni introdotte dalla Legge di Bilancio 2024 per il riscatto dei buchi contributivi e, anche in questo caso, i relativi termini per i versamenti.

Infine, rifletteremo su tutti i fattori da considerare quando si opera una scelta così importante sui propri risparmi previdenziali, considerando anche le opportunità e i vantaggi riconosciuti a coloro che scelgono la contribuzione al fondo pensione per i propri piani futuri.

Che cos’è il riscatto della laurea?

Il riscatto della laurea è uno strumento messo a disposizione dallo Stato che permette sia agli iscritti alla previdenza obbligatoria, sia agli inoccupati, di perseguire un duplice obiettivo:

  • integrare i contributi versati, al fine di determinare l’importo dell’assegno pensionistico;
  • incrementare l’anzianità contributiva necessaria a determinare il momento del pensionamento.

In sostanza, è possibile trasformare gli anni di studio universitario in anni contributivi affinché anch’essi partecipino al calcolo delle prestazioni pensionistiche, sia in termini finanziari che temporali.

Ma attenzione! Aver frequentato l’università non è sufficiente a reclamare questo diritto: occorre, infatti, aver conseguito il titolo di studio.

I soggetti interessati possono riscattare i periodi che corrispondono alla durata dei corsi legali di studio universitario

  • diplomi universitari, con corsi di durata non inferiore a due anni e non superiore a tre;
  • diplomi di laurea, con corsi di durata non inferiore a quattro anni e non superiore a sei;
  • diplomi di specializzazione, che si conseguono successivamente alla laurea e al termine di un corso di durata non inferiore a due anni;
  • dottorati di ricerca, la cui durata dei corsi è regolata da disposizioni di legge specifiche;
  • laurea triennale, laurea specialistica e laurea magistrale;
  • diplomi rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM).

La durata dei corsi legalmente riconosciuta è il riferimento per determinare il numero degli anni accreditabili, dal momento che non è possibile conteggiare gli eventuali anni fuori corso.

Quanto costa il riscatto della laurea?

Come detto, il riscatto della laurea non è un’operazione gratuita, ma comporta un esborso in denaro a carico del soggetto interessato ad attivare questo strumento.

L’importo da versare è diverso a seconda che si ricada sotto il regime retributivo o quello contributivo.

Riscatto della laurea nel regime contributivo

Per i periodi di studi che temporalmente ricadono sotto il regime contributivo, cioè in data successiva al 31 dicembre 1995, l’importo del riscatto si calcola applicando alla retribuzione nei 12 mesi individuati a ritroso a partire da quello di presentazione dell’istanza l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda.

Riscatto della laurea nel regime retributivo

Per riscattare gli studi avvenuti prima del 1996, invece, il calcolo dell’importo da versare dipende da molteplici fattori: età, genere, periodo da riscattare, anzianità contributiva totale e retribuzioni degli ultimi anni.

Riscatto della laurea agevolato

Fin qui abbiamo illustrato il riscatto della laurea ordinario, ma la normativa prevede anche la possibilità di accedere al riscatto agevolato

Questo metodo di calcolo riguarda:

  • tutti coloro che hanno periodi di studi da riscattare che ricadono sotto il sistema contributivo (dal 1° gennaio 1996, per intenderci);
  • coloro che, seppur riscattano studi ricadenti sotto il retributivo, scelgono di liquidare la propria pensione applicando il metodo contributivo.

Il calcolo dell’importo da versare è determinato sul minimale degli artigiani e commercianti nell’anno di presentazione della domanda, e in base all’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, nel medesimo periodo, nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD). 

Per il 2024, la circolare dell’INPS n. 33/2024 stabilisce che il reddito minimo annuo da prendere in considerazione ai fini del calcolo è pari a 18.415 euro. Il costo del riscatto della laurea agevolato è pari a circa 6.076 euro per ogni anno di durata legale del corso universitario.

Occorre sapere che, a seconda dei casi, con il riscatto agevolato è possibile risparmiare fino al 70% rispetto all’ordinario.

Per valutare la propria situazione e ottenere delle stime sull’importo da versare, l’INPS ha reso disponibile il Simulatore del riscatto laurea.

Come fare domanda per il riscatto della laurea?

La domanda può essere presentata esclusivamente per via telematica, attraverso uno dei seguenti canali:

  • online, attraverso il portale INPS, accedendo con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS e seguendo il percorso “Prestazioni e servizi” > “Servizi” > “Portale riscatti -ricongiunzioni”;
  • telefonicamente, attraverso il Contact Center multicanale, chiamando da telefono fisso il numero verde gratuito 803-164 o da telefono cellulare il numero 06-164164, a pagamento in base al piano tariffario del gestore telefonico;
  • rivolgendosi a CAF e patronati.

L’importo da versare per il riscatto può essere versato in due modalità:

  • in un’unica soluzione, laddove si sia nella disponibilità finanziaria dell’intero importo richiesto; 
  • in 120 rate mensili (dunque 10 anni) senza l’applicazione di interessi per la rateizzazione. 

Infine, è possibile scegliere di estinguere il debito anche in un numero minore di rate e comunque senza applicazione di interessi.

Buchi contributivi: novità 2024

Oltre ai periodi di studio, è possibile recuperare i cosiddetti buchi contributivi o vuoti contributivi. Si tratta di periodi in cui si è verificata la “scopertura assicurativa”, oppure di fasi di attività lavorativa svolta all’estero. 

Per il biennio 2024-2025, la Legge di Bilancio 2024 prevede la possibilità di riscattare questi periodi per un massimo di cinque anni, ma solo se sono successivi al 1995 e antecedenti al 29 gennaio 2019.

Anche in questo caso, si tratta di un riscatto a titolo oneroso e il pagamento in un’unica soluzione o in massimo 120 rate mensili, senza interessi per la rateizzazione. Gli importi versati sono detraibili al 50% in cinque quote annuali. L’INPS si occupa dell’accredito della contribuzione al termine del pagamento.

Leggi anche il nostro articolo Legge di bilancio 2024: le novità a tema pensione.

Riscatto della laurea o contribuzione al fondo pensione?

Come abbiamo visto, sia il riscatto della laurea sia quello dei buchi contributivi sono operazioni a titolo oneroso, dunque chi sceglie di procedere deve mettere in conto di destinarvi in tutto o in parte i propri risparmi, a seconda delle proprie disponibilità finanziarie.

Ecco che diventa importante valutarne la convenienza ai fini previdenziali, cioè quanto questa decisione inciderà sia sull’importo dell’assegno pensionistico pubblico, sia sul raggiungimento dei requisiti per accedere alla pensione.

In queste valutazioni sarebbe opportuno aggiungere un ulteriore fattore: la contribuzione a un fondo pensione negoziale, come Fondo Telemaco, cioè la destinazione dei propri risparmi alla previdenza complementare beneficiando dei numerosi vantaggi offerti a chi opera questa scelta.

Infatti, se l’obiettivo per cui si chiede il riscatto della laurea e dei buchi contributivi è quello di integrare l’assegno pensionistico, scegliere la previdenza complementare e, in particolare, i fondi pensione negoziali, potrebbe risultare finanziariamente più vantaggioso, per via delle agevolazioni fiscali riconosciute nelle diverse fasi di contribuzione, gestione e prestazione, ma anche per la possibilità di ottenere dei rendimenti dal proprio investimento che vanno ad accumularsi sulla propria posizione individuale.

Se poi il risparmiatore è molto giovane, i benefici dell’adesione al fondo pensione possono essere massimizzati sfruttando un orizzonte temporale lungo e scegliendo, se disponibile, il Profilo Life Cycle, che prevede il trasferimento automatico della posizione individuale nel comparto che presenta il livello di rischio più adatto in base all’età che separa l’iscritto dal pensionamento.

Leggi anche il nostro articolo Come funziona il Profilo Life Cycle

Ricordiamo, infine, che al montante accumulato nel fondo è possibile contribuire in diversi modi:

  • destinandovi il proprio TFR anziché lasciarlo in azienda;
  • attivando il contributo individuale che viene versato al fondo mensilmente;
  • ottenendo il contributo a carico del datore di lavoro a fronte dell’attivazione del contributo individuale;
  • versando dei contributi aggiuntivi una tantum, dunque scegliendo di accrescere il montante attraverso un ulteriore versamento dei propri risparmi.

Appare evidente che le scelte previdenziali necessitano di attente valutazioni per comprendere appieno le conseguenze di decisioni prese nel tempo che una volta raggiunti i requisiti per il pensionamento possono fare la differenza.

Leggi anche il nostro articolo I vantaggi della pensione integrativa per i giovani.

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