Il lavoro precario, discontinuo, e i salari bassi non condizionano solo il presente di molte lavoratrici e lavoratori, ma hanno conseguenze rilevanti anche sul loro futuro pensionistico. In un contesto lavorativo instabile, la pensione integrativa rappresenta comunque una scelta accessibile e sostenibile per il lavoratore, capace di offrire maggiore serenità nel lungo periodo.
In questo articolo faremo prima di tutto il punto sulla situazione attuale, esaminando il fenomeno della precarizzazione del mercato del lavoro e la crescita ancora insufficiente dei salari, due fattori che incidono direttamente sulla possibilità di costruire un futuro previdenziale solido.
Analizzeremo poi l’impatto di queste condizioni sul sistema pensionistico pubblico, con le inevitabili ripercussioni su età pensionabile e importi delle pensioni derivanti dalle gestioni obbligatorie.
Passeremo quindi alle buone notizie: parleremo del ruolo sempre più importante della previdenza complementare, con un focus particolare sui fondi pensione negoziali come Telemaco, che offrono strumenti concreti per costruire una pensione integrativa su misura, anche per chi ha redditi medio-bassi o carriere non lineari.
Infine, approfondiremo le tutele e i vantaggi riservati a chi sceglie di destinare parte del proprio risparmio a un obiettivo fondamentale come la pensione integrativa, dimostrando che investire nel proprio futuro previdenziale è possibile per tutti, anche in condizioni lavorative complesse.
Precarietà del lavoro in Italia: un fenomeno in crescita e le sue caratteristiche
Secondo il Rapporto “Precarietà e bassi salari” della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, pubblicato nell’aprile 2025, negli ultimi vent’anni il mercato del lavoro italiano ha registrato una crescita complessiva dell’occupazione dipendente pari al 17%. Tuttavia, questa espansione è stata accompagnata da un forte aumento della precarietà e del lavoro a tempo parziale.
In particolare, si è assistito a una diffusione sempre più marcata dei contratti a termine e del lavoro part-time, in alcuni casi non scelto ma subìto, contribuendo così a una maggiore instabilità lavorativa. Un dato confermato anche dal Centro Studi di Unimpresa, secondo cui nel 2024 8 assunzioni su 10 sono avvenute con contratti a tempo determinato.
A questo scenario si aggiunge la stagnazione della produttività e una dinamica salariale insufficiente: nonostante una crescita nominale media del 3,1% nel 2024, i salari non riescono a tenere il passo con l’inflazione, generando un gap reale di oltre 11 punti percentuali.
La precarietà colpisce in maniera più marcata alcune categorie: giovani, donne e residenti nel Mezzogiorno sono tra le fasce più esposte a carriere discontinue e salari bassi, alimentando così un circolo vizioso tra instabilità lavorativa, redditi insufficienti e scarsa crescita economica.
Ma l’impatto della precarietà va ben oltre la mera dimensione contrattuale: si riflette sulla qualità della vita presente e futura, compromettendo la capacità di pianificare le tappe fondamentali dell’esistenza, come l’acquisto di una casa, la costruzione di una famiglia, o l’avvio di un progetto personale. A lungo termine, queste difficoltà si traducono in una minore capacità di risparmio e contribuzione, con effetti negativi anche sulla tenuta del sistema pensionistico pubblico.
In questo contesto, il tema della previdenza integrativa diventa ancora più cruciale, come vedremo nelle prossime sezioni.
Salari bassi e impatto sulla costruzione della pensione integrativa
Il sistema pensionistico pubblico italiano si basa sul metodo contributivo, secondo cui l’importo della pensione è direttamente proporzionale ai contributi versati durante l’intera carriera lavorativa. In un contesto segnato da salari bassi e lavori precari o discontinui, questo meccanismo rischia di penalizzare fortemente i lavoratori, soprattutto quelli più giovani.
Secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, per un lavoratore dipendente del settore privato con 38 anni di contribuzione, il tasso di sostituzione – ossia il rapporto tra la prima pensione percepita e l’ultimo stipendio – è destinato a calare dall’82,7% del 2010 al 66,3% nel 2070.
La situazione si aggrava ulteriormente per chi ha una carriera caratterizzata da lunghi periodi di inattività o con contribuzioni ridotte, come spesso accade in presenza di contratti a termine, part-time involontari o frequenti interruzioni. Il risultato è una pensione pubblica potenzialmente insufficiente a garantire un tenore di vita dignitoso.
Per i giovani, il quadro è ancora più critico: per maturare una pensione pubblica adeguata, potrebbero dover lavorare fino a 71 anni. Anche in questo caso, l’assegno previdenziale potrebbe risultare molto distante dalle aspettative o dai bisogni reali.
In questo scenario, integrare la pensione pubblica con strumenti di previdenza complementare non è solo un’opportunità, ma una necessità. In particolare, i fondi pensione negoziali rappresentano una risposta concreta per chi desidera costruirsi un futuro pensionistico più solido e coerente con le proprie esigenze.
Fondi pensione negoziali: una soluzione efficace per contrastare la precarietà
Istituiti grazie ad accordi tra organizzazioni sindacali e datoriali come associazioni senza scopo di lucro, i fondi pensione negoziali offrono condizioni di adesione vantaggiose, costi molto contenuti e una gestione finanziaria professionale e trasparente, orientata esclusivamente all’interesse dell’aderente.
I fondi negoziali, come Telemaco, prevedono meccanismi di contribuzione semplici, sostenibili e flessibili, ideali anche per chi ha carriere discontinue o salari contenuti. Infatti, il lavoratore può decidere di:
- conferire il TFR maturando al fondo pensione, che viene versato per essere investito e generare dei rendimenti;
- attivare il contributo minimo a proprio carico, prelevato direttamente dalla busta paga (nel caso di Telemaco, il versamento minimo è pari all’1% della retribuzione mensile), che dà diritto a ricevere il contributo aggiuntivo del datore di lavoro (per Telemaco, pari all’1,4% della retribuzione mensile).
- effettuare eventuali versamenti volontari, anche una tantum, in base alle proprie disponibilità e agli obiettivi prefissati.
La previdenza complementare è quindi accessibile anche a chi ha risorse limitate, permettendo di costruire un capitale nel tempo e di ridurre la distanza tra pensione pubblica e reddito desiderato.
Questo aspetto si collega anche all’importanza di iniziare ad aderire fin dalla giovane età, preferibilmente fin dal primo impiego. Infatti, così facendo è possibile versare cifre molto contenute ma per un periodo di tempo più lungo, rendendo ancora più sostenibile e percorribile il processo di costruzione della pensione integrativa.
Per approfondire, invitiamo a leggere l’articolo I vantaggi della pensione integrativa per i giovani.
In sintesi, l’adesione a un fondo negoziale non solo offre un’opportunità di risparmio previdenziale sostenibile, ma rappresenta anche una forma concreta di tutela contro gli effetti della precarietà, aiutando i lavoratori – anche chi vive una situazione più precaria e instabile – a progettare il proprio futuro con maggiore serenità.
Sostenibilità finanziaria dei fondi pensione negoziali: un investimento tutelato per il futuro
I fondi pensione negoziali non sono solo accessibili e sostenibili: rappresentano anche una forma di tutela solida e affidabile per chi sceglie di investire nel proprio futuro previdenziale. Alla base di questa affidabilità ci sono regole prudenziali rigorose, una gestione professionale e una vigilanza costante da parte della Covip, l’autorità pubblica che garantisce trasparenza, correttezza e tutela degli aderenti.
La gestione finanziaria di questi enti è orientata al lungo periodo, con strategie di investimento diversificate che mirano a contenere i rischi e a offrire rendimenti variabili a seconda della linea scelta.
Inoltre, grazie alla natura di associazione senza scopo di lucro, i fondi pensione sono in grado di offrire costi di gestione particolarmente bassi: un vantaggio concreto per chi ha margini di risparmio ridotti, ma vuole comunque costruire un capitale previdenziale.
In un contesto in cui la pensione pubblica rischia di non essere sufficiente, soprattutto per chi ha carriere discontinue o salari bassi, la previdenza complementare offre una risposta concreta. I fondi negoziali come Telemaco permettono di accumulare un capitale nel tempo in modo sostenibile e protetto, migliorando la qualità della vita durante la pensione e riducendo il rischio di povertà tra gli anziani.
Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Prima dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota informativa.