Al momento del pensionamento, chi ha aderito a un fondo pensione si trova davanti a una scelta cruciale: trasformare il montante accumulato in una rendita periodica, che integri la pensione pubblica nel tempo, oppure ritirare parte (o tutto) del capitale in un’unica soluzione.
In questo articolo analizzeremo:
- cosa prevede la normativa vigente in merito a questa opzione;
- le diverse combinazioni tra capitale e rendita ammesse;
- i vincoli finanziari che regolano l’accesso all’una o all’altra prestazione.
Esamineremo poi i dati forniti dalla COVIP, commentati da Itinerari Previdenziali, che evidenziano una prevalenza della scelta del capitale tra gli aderenti, cercando di comprendere le motivazioni di questa tendenza.
Allo stesso tempo, metteremo in luce i vantaggi spesso sottovalutati della rendita, che rappresenta la forma più coerente con la finalità previdenziale del fondo.
Infine, proporremo alcune riflessioni sul futuro della previdenza complementare e su come renderla sempre più efficace nell’assicurare una pensione integrativa adeguata e sostenibile per i lavoratori.
Pensione integrativa: rendita o capitale?
La scelta tra rendita e capitale al momento della pensione integrativa è regolata dalla normativa italiana, in particolare dall’articolo 11 del Decreto Legislativo 252/2005, che disciplina le forme pensionistiche complementari.
In linea generale, la legge prevede che la prestazione finale del fondo pensione possa essere erogata:
- fino a un massimo del 50% in forma di capitale;
- mentre il restante 50% (o più) debba essere convertito in rendita vitalizia.
Tuttavia, è prevista una deroga importante: se, convertendo almeno il 70% del montante finale, la rendita annua risultante è inferiore al 50% dell’assegno sociale (che per il 2025 è pari a 6.947,33 euro), è possibile ricevere l’intero importo in forma di capitale (capitale al 100%).
Questa clausola, pensata per evitare l’erogazione di rendite di importo troppo basso, ha favorito negli anni un ricorso diffuso al capitale, soprattutto per i lavoratori con posizioni previdenziali modeste.
La normativa consente inoltre:
- di richiedere anticipazioni sul capitale maturato (ad esempio per l’acquisto della prima casa o per spese sanitarie);
- di accedere alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), una prestazione in forma di capitale frazionato, erogata prima del pensionamento ordinario, utile per accompagnare l’aderente alla pensione.
La scelta tra rendita e capitale è quindi influenzata da:
- vincoli normativi;
- valutazioni personali legate alle proprie esigenze economiche, alla situazione familiare, allo stato di salute e alle aspettative di vita.
L’obiettivo del legislatore resta quello di bilanciare la libertà di scelta dell’aderente con la finalità previdenziale del fondo pensione: garantire un reddito aggiuntivo stabile e continuativo dopo la vita lavorativa.
I dati di COVIP e Itinerari Previdenziali: gli italiani preferiscono il capitale?
I dati più recenti confermano una tendenza ormai strutturale nella previdenza complementare italiana: la netta preferenza degli iscritti per la prestazione in forma di capitale rispetto alla rendita.
Secondo la Relazione COVIP 2023, su 164.000 prestazioni pensionistiche erogate, ben 160.300 (il 97,7%) sono state liquidate in capitale, mentre solo 3.800 posizioni sono state trasformate in rendita vitalizia – un numero addirittura in calo rispetto alle 4.200 del 2022.
Anche gli importi confermano questo squilibrio:
- le prestazioni in capitale hanno superato i 4,5 miliardi di euro;
- le rendite erogate, invece, restano su valori molto più contenuti.
Questa tendenza si osserva trasversalmente in tutte le principali forme di fondi pensione (negoziali, aperti, preesistenti), pur con differenze legate all’ammontare medio delle posizioni:
- nei fondi negoziali e aperti, il montante medio pro capite si aggira intorno ai 17.000 euro, importo che spesso non consente l’accesso a una rendita significativa;
- nei fondi preesistenti – caratterizzati da carriere contributive più lunghe e versamenti più elevati – il valore medio supera i 100.000 euro, ed è proprio qui che si concentra la maggior parte delle rendite in corso di erogazione.
Secondo le elaborazioni di Itinerari Previdenziali, centro di ricerca specializzato in sistemi di welfare e protezione sociale, questa dinamica rivela una realtà interessante: molti aderenti interpretano la pensione integrativa non tanto come una rendita mensile aggiuntiva, ma come una riserva da liquidare e gestire autonomamente al momento del pensionamento.
In altre parole, la funzione integrativa della previdenza complementare è spesso vissuta come un’opportunità di disporre subito di un capitale, più che come un strumento per garantire un reddito periodico nel tempo.
Perché gli aderenti preferiscono il capitale?
La scelta di ricevere la prestazione pensionistica in forma di capitale è dettata da diversi motivi, sia di natura economica che psicologica.
- Montante accumulato modesto: molti iscritti arrivano alla pensione con un capitale relativamente basso, soprattutto se hanno iniziato a versare tardi o in modo discontinuo. In questi casi, la rendita derivante dalla conversione del montante sarebbe molto contenuta, rendendola poco vantaggiosa rispetto a un’erogazione immediata in capitale.
- Maggiore flessibilità: ricevere il capitale significa poter gestire liberamente l’importo ricevuto: investirlo, utilizzarlo per spese familiari, coprire imprevisti o sostenere i figli. La libertà di scelta rappresenta un elemento molto apprezzato dagli aderenti.
- Timori legati alla speranza di vita: molti temono di non vivere abbastanza a lungo per beneficiare pienamente della rendita vitalizia. Questo timore è amplificato dal fatto che la rendita base, solitamente, non è reversibile e si estingue con il decesso dell’iscritto, senza lasciare nulla agli eredi. Le forme di rendita reversibile o garantita per un certo numero di anni esistono, ma comportano una riduzione dell’importo mensile, rendendole meno attraenti.
- Anticipazioni e RITA riducono il montante: anche la normativa contribuisce a rafforzare la preferenza per il capitale: la possibilità di anticipare una parte delle somme per spese mediche, acquisto prima casa o altre esigenze, così come il ricorso alla Rendita Integrativa Temporanea Anticipata (RITA), riducono l’importo disponibile al momento del pensionamento, facilitando il rispetto dei requisiti per la liquidazione integrale in capitale.
In sintesi, capitali modesti, desiderio di autonomia, scarsa fiducia nella rendita e opportunità di accesso anticipato alle somme spingono la maggioranza degli iscritti a scegliere il capitale.
I vantaggi della prestazione in forma di rendita
Nonostante la preferenza diffusa per il capitale, la rendita pensionistica presenta vantaggi importanti, spesso sottovalutati.
Vediamoli insieme:
- Sicurezza a vita: protezione dal rischio di longevità: la rendita vitalizia garantisce un flusso di reddito per tutta la vita, indipendentemente da quanto a lungo si viva. È un’assicurazione contro il rischio di esaurire le proprie risorse finanziarie, un rischio crescente in un contesto di invecchiamento della popolazione e incertezza sul futuro delle pensioni pubbliche.
- Novità normative: proiezione obbligatoria della rendita: la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto l’obbligo per i fondi pensione di fornire agli iscritti una proiezione certificata del valore della rendita futura, per favorire una scelta più informata e consapevole.
- Cumulo con la pensione pubblica: il reddito da rendita può essere cumulato con l’assegno pensionistico pubblico, contribuendo a incrementare il reddito disponibile nella terza età, senza penalizzazioni fiscali o previdenziali.
- Opzioni personalizzabili e tutela per i familiari: oltre alla rendita vitalizia semplice, è possibile scegliere:
- la rendita reversibile, che continua a essere pagata a un beneficiario designato;
- la rendita certa per un periodo minimo (es. 5 o 10 anni);
- la rendita controassicurata, che restituisce agli eredi l’importo non ancora erogato in caso di decesso precoce.
- Anche se queste opzioni comportano una riduzione dell’importo mensile, offrono una maggiore protezione per i propri cari.
- Nessun rischio di gestione del capitale: la rendita rappresenta una forma di reddito stabile e priva di rischi di investimento. Per chi non ha competenze finanziarie o preferisce non occuparsi direttamente della gestione del patrimonio nella fase di pensionamento, è una soluzione semplice e sicura.
Ipotesi sul futuro delle prestazioni
Guardando al futuro, è probabile che la preferenza per il capitale continui a dominare, almeno fino a quando non interverranno cambiamenti significativi sia sul piano normativo sia nell’offerta di prodotti previdenziali. Su entrambi i fronti, peraltro, è in corso un vivace dibattito, segno di una crescente attenzione al tema.
Anche una maggiore educazione finanziaria e previdenziale potrebbe giocare un ruolo determinante: comprendere meglio il valore della rendita come protezione dal rischio di longevità potrebbe spingere una parte degli iscritti a rivalutare questa opzione.
Un altro elemento che potrebbe incidere è la crescita del valore medio delle posizioni individuali, favorita da:
- una maggiore adesione alla previdenza complementare tra i giovani;
- carriere contributive più lunghe e stabili;
- contributi più consistenti, anche grazie al coinvolgimento del datore di lavoro.
Tutto ciò potrebbe rendere la rendita una scelta più frequente anche tra le future generazioni di pensionati, soprattutto se percepita come strumento di stabilità e sicurezza nella fase post-lavorativa.
In ogni caso, sarà fondamentale che legislatore, fondi pensione e compagnie assicurative continuino a collaborare per rafforzare l’efficacia della previdenza complementare, migliorando la trasparenza, l’accessibilità e l’adeguatezza delle prestazioni, così da promuovere scelte consapevoli e coerenti con i bisogni reali degli iscritti.
Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari – prima dell’adesione leggere la Parte I ‘Le informazioni chiave per l’aderente’ e l’Appendice ‘Informativa sulla sostenibilità’, della Nota informativa.