La risposta alla domanda posta nel titolo è sì, ma non tutte le forme di contribuzione al fondo pensione negoziale lo permettono.
In questo articolo esamineremo nel dettaglio le diverse tipologie di versamenti verso il fondo pensione:
- TFR;
- contributo del lavoratore;
- contributo aggiuntivo del datore di lavoro;
- contributo volontario una tantum.
Nell’analizzarle, scopriremo anche per quali tipi di contribuzione è possibile sospendere i versamenti e quali possono essere le conseguenze finanziarie.
Infine, esploreremo le motivazioni per cui, dopo aver sospeso la contribuzione, sarebbe consigliabile riprendere il prima possibile ad accantonare risorse per la pensione integrativa.
Quali sono i versamenti al fondo pensione negoziale?
Gli aderenti ai fondi pensione negoziali possono usufruire di diverse forme di contribuzione, con versamenti che possono avere origini e frequenza differenti.
Nel dettaglio, essi hanno la possibilità di:
- destinare il proprio TFR maturando al fondo pensione invece di lasciarlo in azienda, creando così una base per la pensione integrativa;
- attivare un contributo a proprio carico, calcolato come una percentuale della retribuzione e versato mensilmente dall’azienda al fondo pensione. Questo contributo può essere aumentato volontariamente, qualora desiderino destinare una quota maggiore della retribuzione al risparmio previdenziale;
- beneficiare del contributo aggiuntivo mensile a carico del datore di lavoro, solo nel caso in cui sia stato attivato il contributo a carico del lavoratore. In questo caso, sarà l’azienda a effettuare il versamento in favore dell’aderente, accrescendo ulteriormente il montante accumulato e investito dal fondo;
- decidere di effettuare versamenti aggiuntivi, senza vincoli di cadenza periodica (dunque anche una tantum), per incrementare il montante su cui verrà calcolata la pensione integrativa.
Sulle diverse tipologia di contribuzione, consigliamo la lettura dei nostri approfondimenti:
- I vantaggi del conferimento del TFR al fondo pensione;
- Contributo del lavoratore al fondo pensione: come funziona;
- Quanto versa il datore di lavoro sul fondo pensione?;
- Contributo volontario una tantum del lavoratore al fondo pensione.
Quali versamenti al fondo negoziale possono essere sospesi?
I versamenti periodici al fondo pensione possono essere sospesi, ma è importante distinguere tra le diverse forme di contribuzione.
Il versamento del TFR nel fondo pensione, infatti, non può essere sospeso. Tuttavia, il TFR è una componente differita della retribuzione che non rientrerebbe comunque nelle immediate disponibilità del lavoratore, pertanto il suo trasferimento al fondo non influisce sulle disponibilità mensili effettive dell’aderente.
L’aderente, invece, può decidere di sospendere per qualsiasi motivo la contribuzione a proprio carico, che nel caso di Fondo Telemaco è fissata a un minimo dell’1% della retribuzione mensile (percentuale che può anche essere aumentata volontariamente per multipli di 0,5).
Attenzione, però! La sospensione di questi versamenti influisce su un’altra forma di contribuzione, quella a carico del datore di lavoro, che nel caso di Telemaco corrisponde all’1,4% della retribuzione. Questo perché, come abbiamo visto, il contributo dell’azienda è strettamente collegato a quello del lavoratore: in assenza di quest’ultimo, il lavoratore perde il diritto a ricevere il primo.
Infine, per quanto riguarda il contributo volontario una tantum, non ci sono indicazioni specifiche sulla sospensione, poiché si tratta di versamenti non regolari che l’aderente può scegliere di effettuare a sua discrezione in base alle proprie disponibilità e ai propri obiettivi di risparmio.
Perché è importante riprendere i versamenti prima possibile?
La sospensione dei versamenti al fondo pensione negoziale, pur essendo una valida soluzione in caso di temporanee difficoltà economiche, comporta delle conseguenze che andrebbero valutate attentamente, ed è per questo che risulta fondamentale riprendere la contribuzione appena possibile.
Interrompere parte degli accantonamenti, infatti, influisce direttamente sul montante accumulato, che sarà determinante per determinare l’importo della pensione integrativa futura. Il rischio di interrompere o sospendere i versamenti, infatti, è di non raggiungere l’importo desiderato al momento della pensione, con potenziali impatti sul tenore di vita futuro.
Una volta superate le difficoltà, dunque, è sempre consigliato riattivare la contribuzione a proprio carico e, di conseguenza, anche quella aggiuntiva del datore di lavoro. Inoltre, sarebbe utile stimare l’importo che si desidera ottenere come integrazione pensionistica, pianificando versamenti volontari una tantum per ricostituire il montante necessario a raggiungere i propri obiettivi di risparmio previdenziale.
Messaggio promozionale riguardante forme pensionistiche complementari. Prima dell’adesione leggere la Parte I “Le informazioni chiave per l’aderente” e l’Appendice “Informativa sulla sostenibilità” della Nota informativa.